Continuità Competitiva dell’Impresa: il Patto di Famiglia

Nei prossimi 10 anni almeno il 40% delle PMI familiari dovrà affrontare il processo di successione generazionale. Meno di 1/3 delle imprese familiari sopravvive alla seconda generazione e solo il 15% la supera.

 

 

E quindi?

 

“Il Patto Di Famiglia”  è uno strumento voluto dalla Comunità Europea, inserito dal 2006 nell’ordinamento italiano. È un istituto giuridico importante ma che va contestualizzato nel vasto argomento del Passaggio generazionale in generale e del  trasferimento dell’Impresa in particolare. 

Nel nostro contesto sociale il grosso dell’economia gira attorno a quella che definiamo Impresa di Famiglia dove tre ingranaggi ruotano insieme: azienda, famiglia e patrimonio dell’imprenditore. Queste tre parti si muovono insieme con velocità ed intensità differenti.

 

 

Il focus di questo articolo è su uno di questi ingranaggi: l’azienda.

 

 

Ma prima ancora di entrare nell’analisi dell’istituto giuridico del Patto di Famiglia, ci tengo a contestualizzare e a far meglio comprendere quale è la logica sottostante, la ratio che ha spinto la Commissione Europea ancora nel 1994 ad invitare gli stati membri a facilitare il passaggio generazionale nelle imprese familiari (PMI) sia da un punto di vista tecnico che fiscale, finalizzato ad assicurare la continuità ed il mantenimento dei posti di lavoro.

 

I principali obiettivi da perseguire nel passaggio generazionale ma preferisco nella “Continuità d’Impresa” o meglio ancora nella “Continuità Competitiva dell’Impresa” sono:

  • tutelare l’unità, l’integrità e la continuità dell’impresa;
  • tramandare il patrimonio di conoscenze acquisito;
  • assicurare competitività e sviluppi futuri;
  • evitare conflitti tra gli eredi.

Uno degli strumenti più efficaci in questa ottica è proprio “Il Patto di Famiglia.” 

Per l’ordinamento giuridico Italiano in tema di successioni, è vietato, a pena di nullità, qualsiasi accordo con cui chiunque dispone della propria successione (divieto dei patti successori), la nullità può essere fatta valere da chiunque e può essere rilevata d’ufficio dal giudice. Unica deroga al divieto ai patti successori è appunto il Patto di Famiglia.

 

 

Ma che cos’è?

Il Patto di Famiglia è fondamentalmente un contratto con cui l’imprenditore trasferisce, in tutto o in parte, l’azienda ad uno o più discendenti, deve essere concluso a pena di nullità per atto pubblico.

 

 

Chi partecipa?

 

Sono coinvolti il Coniuge e tutti i legittimari se in quel momento si aprisse la successione al fine di non ledere la legittima e di rispondere all’esigenza di certezza del diritto e di massima stabilità nella trasmissione dell’azienda.

L’obiettivo principale come dicevamo è quello di preservare l’unità e la continuità nel passaggio generazionale favorendo l’univocità di controllo evitando la  polverizzazione. L’imprenditore può già indicare a quali discendenti sarà affidata la continuità della sua azienda  evidentemente i più capaci e meritevoli da questo punto di vista.

È un atto inter vivos, per cui l’efficacia sarà immediata a favore dei discendenti assegnatari.

 

Il Patto è modificabile per consenso unanime di tutti i partecipanti all’atto.

Gli assegnatari dell’azienda devono liquidare (unica soluzione e/o dilazione)  per pari importo gli altri partecipanti al patto (denaro, beni o garanzie) salvo che  questi ultimi non vi rinuncino, in tutto o in parte. I beni assegnati sono imputati alle quote di legittima loro spettanti.

Altro vantaggio del Patto di Famiglia, è che quanto ricevuto a titolo di patto di famiglia, dai contraenti, (assegnatari e legittimari) non è soggetto a collazione o a riduzione, la logica è sempre quella di garantire la stabilità dell’assetto societario.

 

A tutto questo si aggiunge poi un notevole vantaggio fiscale, nel senso che è previsto un regime agevolato (non assoggettabilità all’imposta) per i trasferimenti di aziende familiari, il beneficio si applica a condizione che gli aventi causa proseguano l’esercizio dell’attività d’impresa o ne detengano il controllo per un periodo non inferiore a cinque anni dalla data del trasferimento, presentando apposita dichiarazione.

 

Potete contattarci per approfondire il tema del passaggio generazionale e della tutela del patrimonio. 

 

Mauro Vanzini